giovedì 28 luglio
Gli Uros sono una popolazione preincaica peruviana.
Hanno cominciato a costruire questo loro arcipelago 400 anni fa, per scappare dagli Inca, con canne di totora e lo hanno ancorato al fondo del lago.
Queste particolari isole sono “fluttuanti” in quanto possono salire e scendere seguendo il livello del lago, ed inoltre i loro abitanti possono levare le ancore e spostarle come fossero delle chiatte.
Le isole sono interamente costruite con le totora, canne galleggianti che crescono in abbondanza nelle acque poco profonde del lago. Nella vita quotidiana gli Uros impiegano queste canne per costruire case, barche e oggetti artigianali per turisti. Le isole, profonde circa 3 metri, sono formate da molti strati, che necessitano di una manutenzione continua: affinché la superficie risulti sempre morbida ed elastica, gli strati più superficiali vengono costantemente ricoperti di canne nuove, compensando la perdita di quelli più profondi che marciscono progressivamente.
Il nostro primo giorno a Puno decidiamo di andarle a vedere per conto nostro e con la calma.
Domani per andare sull’isola di Taquile si fa una sosta anche alle isole Uros ma per soli 30 minuti e intruppati con i turisti…
Prendiamo perciò un battello di trasporto pubblico e in meno di mezz’ora raggiungiamo la prima isola.
Quando scendi la sensazione é stana tutti questi stati di canne rendono il terreno molto morbido e ci sprofondi dentro e quando sei fermo senti che l’isola sotto a te si muove.
Qui il “Presidente”, di quell’isola, ci spiega come sono costruite
e ci invita a fare un giro con la “Mercedes” la loro barca in totora con baldacchino, non prima di averci fatto fare il tour acquisti…
Con la Mercedes ci porta sull’isola capitale piena di ristoranti e negozi acchiappa turisti.
Appena scendo mi sento già in affanno da turista, non era questa l’atmosfera che cercavo, giro un po’ finché non trovo un ragazzo locale con in barca dei bambini, lo chiamo e lo convinco a portarci su un’altra isola dove non ci sia ressa. In un primo momento il tipo non sembra molto convinto ma la ragazzina che si trova a bordo con lui, molto scafata, prontamente ha detto “si si é possibile!!” così ci hanno portato nella loro isola dove abbiamo conosciuto la zia che ci ha invitato ad entrare nella sua casa.
La casa, ovviamente in canna, all’interno è larga 2 metri (la lunghezza del letto matrimoniale) e tra il letto e l’ingresso c’è circa uno spazio di 1 metro e mezzo dove di notte distendono le stuoie per creare il letto ai 2 figli e di giorno lo spazio si trasforma in negozio per vendere i prodotti da loro lavorati e prodotti.
All’interno oltre al letto con sopra 6 coperte, perchè ci spiega che di notte è mucho frio dato che dal lago si alza un vento gelido che passa tra le canne, c’è una radio e una piccola televisione alimentate dai pannelli solari donati dal Presidente peruviano a tutta la popolazione. La cucina é fuori e ce n’è una per ogni famiglia.
Maya, la ragazzina scafata, ci porta direttamente presso il “suo negozio” e sia per contraccambiare l’ospitalità sia perchè é tanto simpatica gli compro un po’ di cose e un copricuscino che, dopo aver contrattato per un bel pezzo porto via per 40 soles. Una volta a terra mi accorgo che lo vendono per 15… Ma va bene così…
Ogni isola viene visitata dai turisti a rotazione 1 o al massimo 2 volte la settimana e loro devono vivere con quello che vendono in quei frangenti. E poi Maya era troppo simpatica!
Salutiamo la zia e saliamo in barca, facciamo una piccola sosta per lasciare giù 2 bambini sulla propria isola e ritorniamo in mezzo ai turisti, sull’isola capitale, dove nel ristorante locale ci prendiamo 2 trote fritte con le patate con le quali sfamo anche 2 gattini…
Con la calma riprendiamo il collettivo per Puno e torniamo sulla terra ferma. L’esperienza é stata veramente molto bella specialmente la conoscenza di Maya, della sua famiglia e dei bambini che vivono su queste isole, senza la playstation, ma felici lo stesso.